La risonanza magnetica (RM) è uno degli esami diagnostici più avanzati e versatili a disposizione della medicina moderna. Grazie all’utilizzo di campi magnetici e onde radio, questo esame permette di ottenere immagini dettagliate degli organi interni, dei tessuti molli e delle ossa, senza l’utilizzo di radiazioni ionizzanti.
Cosa può diagnosticare la risonanza magnetica?
Questo esame viene ritenuto particolarmente utile per studiare il cervello, la colonna vertebrale, le articolazioni e i tessuti molli, consentendo così la diagnosi di numerose patologie come ernie del disco, tumori, lesioni muscolari e malattie neurologiche.
I risultati della risonanza vengono esaminati e interpretati da un medico radiologo, che redige un referto dettagliato da consegnare al medico curante. Questo esame, grazie alla sua capacità di fornire immagini estremamente precise, è uno strumento indispensabile per la diagnosi e il monitoraggio di molte patologie, contribuendo inoltre a pianificare trattamenti mirati e tempestivi.
Come si svolge una risonanza magnetica
La procedura non è invasiva e generalmente ben tollerata. Durante l’esame, il paziente viene fatto sdraiare su un lettino mobile che scorre all’interno di un tunnel cilindrico. La macchina genera rumori ritmici, ma molti centri diagnostici forniscono tappi per le orecchie o cuffie con musica per rendere l’esperienza più confortevole.
È importante rimanere immobili durante la scansione per garantire la qualità delle immagini. In alcuni casi, potrebbe essere somministrato un mezzo di contrasto per evidenziare meglio determinate strutture o anomalie.
Per quanto riguarda la preparazione, di solito non è necessario digiunare, ma è fondamentale segnalare eventuali impianti metallici nel corpo, come pacemaker o protesi, poiché questi possono interferire con il campo magnetico.
L’intera procedura può durare dai 20 ai 60 minuti, a seconda della complessità dell’esame.